CAPITOLO V - OPENSOURCE E COPYLEFT NELLE OPERE NON SOFTWARE: 1.2. LA FREE DOCUMENTATION LICENSE

Questa crescente necessità di malleabilità e libertà di diffusione della manualistica e dell’altro materiale divulgativo relativo al software libero, spinse la FSF a redigere una nuova apposita licenza: venne chiamata ‘GNU Free Documentation License’ (d’ora in poi FDL), ovvero ‘Licenza per documentazione libera del progetto GNU’, e la sua prima versione (la 1.1) comparve nel marzo 2000. Tale licenza ricopre simbolicamente il ruolo di ‘pioniera’ fra i testi giuridici appositamente concepiti per applicazione dei principi di copyleft in opere di natura non software. Ne esaminiamo ora i contenuti, facendo riferimento alla versione 1.2 risalente al novembre 2002 e attualmente in vigore. Il testo , già ad un primo sguardo, mostra di ricalcare fedelmente lo stile e la struttura della GPL, in modo preminente per ciò che riguarda alcuni rilievi programmatici; risulta invece (rispetto alla sua capostipite) meno “inquinata” da considerazioni propagandistiche. Il P r e a m b o l o ci chiarisce immediatamente gli scopi della nuova licenza, cioè “rendere un manuale, un testo o altri documenti utili e funzionali, ‘liberi’ nel senso di assicurare a tutti la libertà effettiva di copiarli e ridistribuirli, con o senza modifiche, a fini di lucro o meno.” Tale enunciazione si distingue per efficacia e capacità di sintesi da non necessitare alcun commento. Successivamente, uscendo dalla sfera programmatica e avvicinandosi alle implicazioni pratiche e giuridiche dell’applicazione della licenza,si dice che essa “prevede per autori ed editori il modo per ottenere il giusto riconoscimento del proprio lavoro, preservandoli dall'essere considerati responsabili per modifiche apportate da altri”: quest’ultima precisazione si ricollega all’apparato di garanzie che abbiamo visto nel rapporto fra sviluppatore e utente a proposito del software libero e specificamente nel commento alle Sezioni 11 e 12 della GPL.

Il Preambolo si preoccupa inoltre di collocare dichiaratamente la FDL nella “famiglia” delle licenze copyleft nel senso più puro voluto dalla FSF, ovvero di garanzia di trasferimento delle libertà ‘ad libitum’. E infine aggiunge che, pur essendo nata come “completamento della GPL” (quindi per la distribuzione della documentazione del software libero) essa “può essere utilizzata per ogni testo che tratti un qualsiasi argomento e al di là dell'avvenuta pubblicazione cartacea” e se ne raccomanda l’utilizzo per tutti i manuali tecnici e per i testi che abbiano fini didattici. 

La sezione 1 (intitolata ‘Applicabilità e definizioni’) ci dà alcune utili definizioni per la corretta interpretazione della licenza (come ‘documento’, ‘versione modificata’, ‘sezioni non modificabili’, ‘copia trasparente’ ), ma non senza aver prima definito l’ambito d’applicazione della licenza, ovvero “qualsiasi manuale o altra opera, su qualsiasi supporto, che contenga una nota del detentore del copyright indicante che si può distribuire nei termini di questa licenza”. 

La sezione 2 è dedicata alle ‘Copie alla lettera ’ ovvero ai casi in cui il copyleft rileva solo dal punto di vista del puro permesso di copia, non contemplandosi invece il diritto alla modifica. Ovviamente la libertà di “copiare e distribuire il documento con l’ausilio di qualsiasi mezzo” dev’essere ulteriormente mantenuta, senza aggiungere alle copie realizzate alcuna restrizione non prevista dalla stessa FDL. 

La sezione 3 riguarda invece i casi in cui si voglia realizzare a mezzo stampa ‘Copie in notevoli quantità’ , cioè in numero superiore a 100: si chiarisce quale trattamento attribuire ai testi di copertina nel caso in cui in una pubblicazione vengano raccolte diverse opere sotto licenza FDL e si obbliga colui che voglia distribuire (più di 100) copie ‘opache’ del documento a indicarvi chiaramente le modalità (per es. l’indirizzo web) per poter acquisire gratuitamente la corrispondente copia ‘trasparente’. Curiosa anche la raccomandazione (che riecheggia le prerogative tipiche dei diritti morali d’autore) per cui si consiglia di contattare l’autore del documento prima di distribuirne un numero considerevole di copie, per metterlo in grado di fornire una versione aggiornata dello stesso. 

La sezione 4, che si occupa delle ‘Modifiche’, è la più dettagliata, dato che specifica in 15 punti (dalla lettera A alla lettera O) le condizioni con cui è ammesso intervenire attivamente sul documento: esse vertono principalmente sul mantenimento delle libertà derivanti dalla FDL (per es. con l’obbligo di allegare all’opera derivata una copia della licenza),sul giusto riconoscimento della paternità delle singole modifiche e sulla costante disponibilità delle versioni trasparenti anche per le parti modificate. Si prevede inoltre la possibilità di inserire nel documento ‘sezioni non modificabili’ , a condizione che vengano inequivocabilmente segnalate e riguardino contenuti non tecnici; particolare attenzione viene dedicata ai testi di copertina, i quali nell’ambito della distribuzione soprattutto cartacea ricoprono un fondamentale ruolo di marketing. 

La sezione 5 (‘Unione di documenti ’) sancisce la possibilità di unire in un’unica nuova opera un documento sotto FDL con altri documenti distribuiti sotto la stessa licenza, a patto che si includa l’insieme di tutte le ‘sezioni non modificabili’. 

La sezione 6 (‘Raccolte di documenti’) e la sezione 7 (‘Raccogliere assieme ad opere indipendenti’) disciplinano rispettivamente la raccolta di documenti tutti tutelati da FDL e il raggruppamento di documenti sottostanti a diversi regimi di copyright (di cui almeno uno sotto FDL). 

La sezione 8 considera la ‘T r a d u z i o n e ’ come un tipo di modifica e perciò non fa altro che rimandare alla sezione 4. A livello giuridico è invece molto interessante quanto si dice a proposito della traduzione della licenza stessa, che viene permessa a patto però “che si includa anche l’originale versione inglese”, la quale in caso di discordanze a livello interpretativo prevale sempre sulla versione tradotta. Questo risvolto ha una funzione di certezza del diritto e ha grandi riflessi in campo probatorio e di esegesi giuridica del testo. 

La sezione 9, intitolata ‘Limiti di applicabilità’, precisa i termini generali entro cui la licenza è da ritenersi valida e gli eventuali casi di automatica decadenza dai diritti in essa previsti; equivale a grandi linee alla ‘Sezione 4’ della GPL.

L’ultima, la sezione 10 (‘Revisioni future di questa licenza ’), riserva alla Free Software Foundation (alla stregua della ‘Sezione 9’ della GPL) la possibilità di pubblicare “nuove e rivedute versioni” della FDL. Prevedibilmente, il testo della licenza si chiude con la tipica sezione esemplificativa per il suo corretto utilizzo.



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