CAPITOLO V - OPENSOURCE E COPYLEFT NELLE OPERE NON SOFTWARE: 7. COPYLEFT E OPERE MUSICALI

In fatto di opere musicali, l’applicazione del copyleft deve tener conto di alcune peculiarità di fondo: per prima cosa la musica è il fenomeno creativo che più di tutti si qualifica per la sua pura funzione espressiva, emozionale, ludica, senza ravvisare alcun tipo di funzionalità od utilità tecnico-documentale come invece era ancora ravvisabile ad esempio nella saggistica scientifica.

Ciò comporta che nelle opere musicali si realizza particolarmente la sensibilità e il gusto dell’autore, più di quanto possa avvenire in opere letterarie, proprio per l’unione che si verifica fra elemento contenutistico (il testo e il messaggio che esso esprime) ed elemento sonoro (l’armonia, la melodia, l’arrangiamento). Inoltre in fatto di diffusione di un’opera musicale il lato soggettivo dei diritti d’autore si fa molto più complesso, dato che è molto raro che l’autore del brano sia anche l’unico esecutore; mentre in un’opera letteraria multimediale è sicuramente più probabile che l’ideatore del testo sia anche colui che l’ha fisicamente realizzato e messo a disposizione del pubblico. In ambito musicale invece succede molto più facilmente che chi scrive la parte musicale non scriva però la parte testuale e inoltre che per la realizzazione dell’opera (esecuzione in pubblico o registrazione) si serva della collaborazione di più soggetti, come interpreti e tecnici-audio.

Dunque, l’autore che voglia distribuire un’opera con i parametri del copyleft dovrà necessariamente richiedere a riguardo l’espresso consenso di tutti questi soggetti. Un altro aspetto problematico riguarda la possibilità di apporre modifiche: mentre la modifica di un testo (anche nel caso di poesie e testi teatrali dotati quindi di particolare espressività) è a livello tecnico sempre possibile: non bisogna far altro che sostituire, togliere o aggiungere alcune parole e la modifica sussiste effettivamente e l’opera derivata avrà un suo significato indipendentemente dal valore artistico dell’intervento. Nel caso di un’opera musicale la situazione non è così agevole: a meno che si tratti di una sequenza musicale creata con suoni e procedimenti sintetici e disponibile in formato digitale, non si potrà facilmente intervenire sulla parte melodica (quindi la parte più rilevante anche per il diritto d’autore) senza dover risuonare interamente il brano; e questo richiederebbe in situazioni di normalità l’intervento di altri soggetti esecutori e realizzatori dell’opera. Si potrà dunque eventualmente solo realizzare delle rivisitazioni fonografiche dell’opera, per esempio i cosiddetti remix. E’ vero che la tecnologia delle campionature musicali rende ogni suono potenzialmente sintetizzabile e quindi modificabile digitalmente, però è giusto tener conto di queste difficoltà pratiche. Osservate queste avvertenze, l’autore che voglia distribuire liberamente la sua opera musicale può semplicemente attingere al set di licenze Creative Commons, che abbiamo detto essere rivolto alla generalità delle opere dell’ingegno,scegliendo la combinazione che meglio incontra i suoi intenti. Tuttavia nel 2001, sempre sull’onda del successo del copyleft applicato alla creatività in generale, in rete si è affermato un progetto di origini tedesche dedicato specificamente al copyleft in ambito musicale: si chiama O p e n M u s i c e fa capo al sito web http://openmusic.linuxtag.org/. Nella pagina del sito dedicata alla presentazione e alle finalità del progetto si fa un chiaro riferimento all’inevitabile e repentino mutamento che il mercato discografico ha subito con l’apparire di Internet e del file-sharing e alla necessità che il mondo della produzione discografica (e precipuamente gli autori) sappia adattarsi al nuovo universo. Con uno stile che richiama il saggio di Stallman sulla definizione di software libero , alla stessa pagina si schematizza la filosofia OpenMusic in tre libertà fondamentali:

- la libertà di ascoltare musica quanto si vuole;

- la libertà di distribuire musica, a livello sia privato che commerciale (in quest’ultimo caso bisogna far sì che l’autore originale possa beneficiare in qualche modo dei profitti);

- la libertà di modificare la musica.

Per realizzare la sua filosofia il progetto ha a sua volta rilasciato un set di licenze concepite appositamente per le opere musicali e caratterizzate (come le CCPL) per le loro specifiche funzioni. Le tre OpenMusic Licenses (OML) sono emblematicamente contraddistinte dai tre colori del semaforo a seconda della loro più o meno ampia restrittività.

La G r e e n O M L (verde) è la meno restrittiva e si pone, quanto a significato giuridico, come la corrispondente della GPL in ambito musicale ed è indicata come la più consigliata per fare dell’autentica Free Music. Essa contiene tutte e dieci le caratteristiche in cui si estrinsecano le tre libertà fondamentali: l’uso privato, la modificazione per uso privato, la possibilità di trarne opere derivate ad uso privato, la distribuzione a livello privato e la diffusione/trasmissione (broadcasting) in ambito privato, l’uso a scopi commerciali, la modificazione per scopi commerciali, la possibilità di trarne opere derivate a scopi commerciali, la distribuzione a livello commerciale, la diffusione in ambito commerciale.

La Yellow OML (gialla) è leggermente più restrittiva e inibisce tutti gli usi in ambito commerciale (quindi gli ultimi cinque dell’elencazione appena riportata) garantendo però le stesse libertà della Green in ambito privato.

La Red OML (rossa) invece è piuttosto restrittiva e si allontana dalla vera essenza del copyleft, vietando, oltre a tutti gli usi in ambito commerciale, anche la possibilità di modificare l’opera e di trarne opere derivate; persistono invece le libertà di uso privato, di distribuzione a livello privato e di diffusione in ambito privato. Il progetto OpenMusic ha previsto anche la possibilità per il singolo utente di stilare una licenza personalizzata con solo alcune specifiche funzioni; a questo scopo nel sito si presenta una licenza per così dire “intercambiabile” e facilmente adattabile chiamata Rainbow OML (ovvero, arcobaleno) proprio ad indicare questa sua caratteristica. Tuttavia si raccomanda agli utenti di scegliere questa formula solo se strettamente necessario e di servirsi ove possibile di una delle tre licenze ufficiali predefinite. Il sito presenta anche una tabella sinottica (dedicata alle licenze OML) sul modello di quelle che abbiamo fin qui proposto e che qui riportiamo.



Un frutto tangibile di questa filosofia è poi riscontrabile in una compilation di brani musicali dal titolo “OpenMusic - Free music for a free world”, che si può acquistare su CD e ricevere per posta tradizionale: i tredici brani sono tutti rilasciati sotto licenza OML (precisamente quattro sotto la Green e nove sotto la Yellow) e sono anche scaricabili gratuitamente da Internet in formato ‘mp3’ dal sito del progetto . Oltre al Progetto OpenMusic che sicuramente in ambito di applicazione del copyleft ad opere musicali resta il più organico e completo, altre associazioni e gruppi di artisti indipendenti si sono mosse in una direzione simile. 

Basta accedere al sito web www.free-music.org per ritrovare i vari leitmotiv della filosofia della musica libera e per vedere alcuni link a siti da cui poter ricavare altre licenze copyleft per opere musicali: ad esempio si può citare la ‘Free Music Public License’ (FMPL) che però è stata diffusa solamente in una versione sperimentale valida solo fino alla fine del 2001 ; e la ‘Open Audio License’ del progetto EFF (di cui presenteremo più avanti gli scopi) della quale è stata rilasciata nell’aprile del 2001 l’ultima versione (la 1.0.1) . Infine è il caso di citare altri due siti che si occupano in generale della sensibilizzazione in fatto di libera distribuzione di musica: uno è il sito privato www.ram.org (curato da Ram Samudrala) e l’altro è il sito del progetto francese ‘Musique-libre’ (www.musiquelibre.com).

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