CAPITOLO V - OPENSOURCE E COPYLEFT NELLE OPERE NON SOFTWARE: 8. ALTRI PROGETTI DI LIBERA ESPRESSIONE (E RELATIVE LICENZE)

L’idea ambiziosa dei promotori di Creative Commons di usare il copyleft come soluzione contro l’eccessiva restrittività del copyright in generale, quindi non solo in fatto di software e relativa documentazione, era già stata messa in pratica da altri progetti pionieristici anche se con visibilità ed efficacia minori. Ad esempio il progetto ‘O p e n C o n t e n t ’ (che fa capo al sito www.opencontent.org) è attivo dal 1998 e ha rilasciato due diverse licenze specifiche per opere letterarie: la Open Content License, la cui versione 1.0 risale al luglio del ’98, e la Open Publication License, la cui versione 1.0 risale al giugno del ’99; fra le due è la seconda a ricalcare maggiormente il modello di licenza copyleft. Il progetto OpenContent, che prevede anch’esso la realizzazione di un grande archivio telematico di opere e una lista degli autori che vi partecipano, è stato qualche mese fa per così dire ‘congelato’ per confluire nel più ampio e meglio organizzato progetto Creative Commons.

Vi è poi il progetto (già citato a proposito del copyleft nelle opere musicali) EFF acronimo di ‘E l e c t r o n i c F r o n t i e r F o u n d a t i o n ’, il quale ha come slogan ‘Defending Freedom in the Digital World’, cioè ‘Per la difesa della libertà nel mondo digitale’. Sul sito ufficiale www.eff.org in una breve frase si condensano gli ideali del progetto: “Essere in grado di condividere idee e informazione è la ragione per cui il Web è stato creato prima di tutto!”; per sostenere tali obbiettivi di salvaguardia della libertà degli utenti della rete, l’associazione, oltre a rilasciare licenze come la ‘OpenAudio license’, raccoglie fondi per la promozione della libera creatività e promuove concrete iniziative di comunicazione. In Internet (all’indirizzo http://dsl.org/copyleft/dsl.txt) è possibile inoltre trovare una licenza di copyleft piuttosto simile alle CCPL nello spirito e nella struttura, che però è in circolazione dal 1999 ed è pensata per un determinato ambito della creatività.

E’ chiamata D e s i g n S c i e n c e L i c e n s e (DSL) e gli scopi della sua creazione sono enunciati come sempre nel preambolo, da cui si estrae: “Mentre la ‘design science’ è una strategia di sviluppo dei manufatti come modo per modificare l’ambiente (non le persone) e di conseguenza per migliorare il generale standard di vita, questa Design Science License è stata scritta e diffusa come strategia per promuovere il progresso della scienza e dell’arte attraverso la modifica dell’ambiente.” Un centro di studi giuridici dell’Università di Harvard ha voluto (forse con intenti dimostrativi) applicare lo spirito della condivisione anche a tematiche giuridiche.

Il progetto chiamato O p e n L a w fa capo al sito http://cyber.law.harvard.edu/openlaw nel quale si presentano alcuni casi giurisprudenziali (realmente pendenti) e si invita la comunità degli utenti a commentarli e a proporre soluzioni, in vista della pubblicazione in rete del lavoro collettivo.

A r t L i b r e è un progetto di origine francese impegnato, alla stregua di Creative Commons, nella diffusione dello ‘spirito copyleft’ (‘copyleft attidude’) e alla sua applicazione a tutte le opere creative. Il sito ufficiale www.artlibre.org rimanda al testo di un’apposita licenza chiamata ‘Licence Art Libre’ (oppure nella sua versione inglese ‘Free Art License’). Si tratta di una licenza piuttosto ben fatta, snella, chiara e coerente con tutti i principi del copyleft in senso autentico; presenta alcune peculiarità che non si trovano nelle altre licenze simili fra cui i riferimenti alla durata del rapporto contrattuale derivante dalla licenza, al caso del sublicensing (ovvero di un ulteriore licenza da parte del licenziatario) e alla legge applicabile al contratto (cioè la legge francese). Dal preambolo della Licence Art Libre si deducono con chiarezza gli scopi del progetto: “Dal momento che l’uso fatto del diritto della proprietà letteraria e artistica conduce a restringere l’accesso del pubblico all’opera, la licenza Art Libre ha per scopo di favorirla. L’intenzione è di rendere accessibili e permettere l’utilizzo dei contenuti di un’opera da parte di più persone.” Questa licenza, essendo l’unica nata in un contesto totalmente europeo, può essere considerata, per i toni e le argomentazioni, il modello di licenza più vicino alla concezione italiana del diritto d’autore e se ne consiglia quindi una lettura dettagliata.

 In Belgio si è sviluppato un progetto di sensibilizzazione sulle questioni di libertà di circolazione delle idee che fa capo al sito w w w . c o p y l e f t . b e , nel quale è possibile trovare un ricchissimo archivio e una dettagliata bibliografia di documentazione dedicata al copyleft. Una curiosa iniziativa di editoria telematica è quella che si trova al sito web w w w . c a p i t a n c o o k . c o m , cioè un “progetto collaborativo per creare una guida turistica di tipo open content”: su questo sito chiunque può aggiungere materiale relativo a viaggi ed itinerari, sotto il modello di tutela della FDL.

Segnaliamo infine l’Associazione statunitense N e g a t i v l a n d (www.negativland.com) da tempo impegnata per l’affermazione di un ampio diritto di ‘fair use’ (libere utilizzazioni) in ambito musicale, in particolar modo riguardo alla prassi sempre più diffusa di rivisitare elettronicamente brani musicali (il cosiddetto remix) e soprattutto di estrapolare campioni sonori da brani editi per formare brani inediti (il cosiddetto sampling). In collaborazione con questa associazione (e con il patrocinio del grande musicista brasiliano Gilberto Gil) Creative Commons ha annunciato l’imminente pubblicazione di un’apposita licenza concepita per il fenomeno del sampling: la data annunciata nella pagina web del progetto è il 16 dicembre 2003, più o meno ad un anno dal rilascio delle prime undici CCPL.



Open Source e opere non software:

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