CAPITOLO V - OPENSOURCE E COPYLEFT NELLE OPERE NON SOFTWARE: 1.1. LA MANUALISTICA TECNICO-INFORMATICA E LA GPL

L’idea di diffondere un’opera non software (precipuamente un’opera letteraria) con gli stessi criteri della licenza GPL cominciò a prospettarsi già ai primi sviluppatori e promotori del progetto GNU, i quali erano soliti annotare di volta in volta le modifiche tecniche che apportavano al software libero anche sul relativo file di testo con le istruzioni tecniche.

Fin quando lo sviluppo del software rimaneva in fase sperimentale, la modifica dei manuali d’istruzioni non dava grandi problemi, essendo anch’essi in via di redazione; la situazione si faceva più intricata quando veniva rilasciata una versione definitiva del software in un pacchetto (completo di manuale) pronto per la distribuzione al pubblico. Infatti in questo passaggio, il software era un’opera già completa e definita che però godeva delle libertà derivatele dai termini della licenza GPL, ovvero il ‘permesso di copia’ e la possibilità di modifica; il relativo manuale invece sottostava alla tutela tradizionale per le opere letterarie tecnico-scientifiche, quindi senza le fondamentali libertà della GPL.

Da ciò scaturiva una situazione di fastidiosa incoerenza con l’etica hacker e soprattutto di paradossalità pratica, dato che le varie versioni modificate, che sarebbero derivate dal software libero originario, non avrebbero potuto accompagnarsi ad un manuale altrettanto aggiornato e modificato. Ad esempio, uno sviluppatore che avesse aggiunto una funzionalità al software libero originario (possibilità garantitagli dalla GPL) non avrebbe potuto però aggiungere un’apposita sezione al manuale senza violare i diritti di copyright dell’autore originario del manuale: precisamente, nell’impostazione italiana, il primo diritto violato sarebbe stato il diritto morale d’autore alla paternità ed integrità dell’opera 199 ex art. 20 l.a. avrebbe eventualmente dovuto riscrivere un nuovo manuale.

Alla fine degli anni ’90 con la grande diffusione di Linux e l’affacciarsi del software libero sul mercato globale, la questione della non modificabilità dei manuali d’informatica sarebbe risultata una grave pecca per un fenomeno che doveva fare da modello per un nuovo paradigma di diffusione delle conoscenze qual era il movimento Opensource. Il personaggio più autorevole a notare e a far notare la rilevanza del problema fu proprio Richard Stallman, il quale in un suo saggio ripubblicato recentemente dice: “La documentazione è una parte essenziale di qualunque pacchetto software; quando un pacchetto importante di software libero è fornito senza manuale libero si ha una grossa lacuna.” 200 Alcuni sviluppatori iniziarono dunque ad applicare la licenza GPL (quindi una licenza nata per il software) anche alla documentazione relativa al software e successivamente anche ai testi divulgativi dei vari progetti Opensource; un esempio tangibile di questa prassi si ritrova già in alcuni dei saggi più volte citati in questa tesi (precisamente quelli di Raymond e di Perens) contenuti nel libro “Open Sources” 201 , che infatti riporta un’apposita nota sul copyright e in appendice il testo della licenza come riferimento per la loro particolare tutela. Bisogna poi rilevare che l’uso della GPL garantisce una piena applicazione del copyleft, inteso cioè non solo come permesso di copia e di modifica ma anche come garanzia di trasferimento ‘ad libitum’ dei diritti a tutti i destinatari dell’opera; citiamo ancora le parole di Stallman per sottolineare questo principio: “I criteri per un manuale libero sono sostanzialmente gli stessi del software libero: è questione di dare a tutti gli utenti certe libertà.

La ridistribuzione (compresa quella commerciale) deve essere consentita, così il manuale potrà accompagnare ogni copia del programma sia on line che su carta. Anche il permesso di fare modifiche è cruciale.” 202 L’applicazione della GPL ad un’opera non software non deve stupire dato che, come abbiamo visto 203 , il diritto d’autore ha virtualmente equiparato il codice sorgente ad una normale opera letteraria di carattere tecnico-scientifico. Ora, agli albori del terzo millennio, ci si trova a ri-mutuare dei criteri di tutela che, estratti un tempo dall’ambito delle opere letterarie, sono - per così dire - fermentati per due decenni nella cultura informatica, per tornare nuovamente nel loro ambito originario: potremmo chiamare questo curioso fenomeno un “feed-back di principi”.



Open Source e opere non software:

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