CAPITOLO V - OPENSOURCE E COPYLEFT NELLE OPERE NON SOFTWARE: 3.1. IL VERO SIGNIFICATO DI OPENPRESS

Come abbiamo visto a proposito dei vari progetti legati allo sviluppo e alla distribuzione di software open source, l’uso dell’aggettivo ‘open’ è stato spesso usato per indicare la vocazione dei progetti verso la filosofia della condivisione e della libertà. In certi casi però l’uso dell’aggettivo si è trasformato in abuso, essendo esso sfruttato come una scaltra strategia di marketing per promuovere e lanciare i prodotti sull’onda del successo del software ‘aperto’ . Pensiamo al caso del termine OpenPress che viene comunemente e generalmente usato per indicare ogni tipo di pubblicazione gratuita disponibile su Internet. Ad esempio i siti Internet di alcune famose case editrici italiane di libri di cultura informatica riportano delle sezioni dedicate al generico fenomeno dell’OpenPress in cui sono scaricabili gratuitamente articoli, documenti, saggi, passi estratti da libri, libri interi oppure in versione parziale.

Tuttavia non tutto questo materiale è in linea con i principi del movimento Opensource, dato che in molti casi la loro disponibilità gratuita non corrisponde alla libertà per l’utente di distribuirne copie liberamente e tanto meno di apportarvi modifiche. Addirittura alcuni libri, chiamati in modo accattivante OpenBooks, sono distribuiti gratuitamente solo in una minima parte o comunque in parti non molto rilevanti, come semplice ‘specchio per allodole’ per invitare all’acquisto del tradizionale volume cartaceo. Tali siti sono quindi da intendersi più come cataloghi promozionali che come veri contenitori di materiale informativo, quali invece sono le sezioni antologiche dei siti delle varie associazioni no-profit che promuovono la documentazione libera. In breve, anche in questo caso la gratuità non deve essere confusa con la libertà.

A scanso di equivoci, quello che qui si vuole stigmatizzare non è tanto la modalità di distribuzione, che si compie nel pieno rispetto della normativa di copyright e delle previsioni contrattuali di edizione e che trova riscontro nella prassi diffusa del mondo della nuova editoria, quanto l’abuso dell’aggettivo ‘open’ che risulta palesemente improprio alla luce dei saldi principi etici posti a fondamento del movimento Opensource. Addirittura alcuni siti chiamano generalmente OpenPress tutto il materiale che tratta in qualche modo temi limitrofi al mondo del software libero, portando l’abuso terminologico all’eccesso. Esempi autentici di OpenBook sono invece la raccolta di saggi di Richard Stallman intitolata (nella versione italiana) “Software libero, pensiero libero: saggi scelti di Richard Stallman”, distribuita gratuitamente e integralmente su Internet con la nota ‘essenziale’ di copyleft (cfr. infra par. 2), pur essendo disponibile sul mercato anche in versione cartacea a pagamento; oppure la ricostruzione storico-biografica di Sam Williams intitolata “Codice libero”, distribuita sotto i termini della GNU FDL e anch’essa disponibile sia in versione digitale integrale gratuita sia in versione cartacea a pagamento. Ad ogni modo, la bibliografia di questa tesi indicherà di volta in volta il regime di tutela dei principali documenti-fonte.



Open Source e opere non software:

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