CAPITOLO III - IL SISTEMA DELLE LICENZE NELLA TUTELA DEL SOFTWARE: 7.2. LA MOZILLA PUBLIC LICENSE

Quella del progetto Mozilla è una storia altrettanto interessante e per inquadrarne la dinamica è necessario ricollegarsi a quanto detto nel capitolo precedente riguardo alla scelta rivoluzionaria compiuta per la distribuzione del software Netscape Navigator . Quando infatti la Netscape decise di diffondere il sorgente del suo prodotto di punta, dovette fare i conti con una situazione abbastanza diversa da quella in cui si trovava il progetto GNU: quest’ultimo infatti aveva degli intenti propagandistici e no-profit che non potevano armonizzarsi invece con la realtà di una grande azienda. Bisognava quindi “liberare il sorgente” senza però rendere il software un effettivo software libero, nel senso voluto dalla FSF, dato che non si voleva precludere la possibilità di inframmezzarlo con codice di natura proprietaria; bisognava anche appurare se qualcuna delle licenza già comparse sul mercato fosse stata adeguata al tal fine. I grandi nomi impegnati in questo progetto (ovvero Torvalds, Raymond e O’Reilly) consultarono esperti di informatica, diritto e marketing, prendendo in esame le caratteristiche delle licenze GPL, LGPL e BSD. La prima venne subito esclusa per la sua rigidità nel proibire la contaminazione con codice di derivazione proprietaria e per il cosiddetto problema della “effetto virale” di questa sua rigidità; la seconda, in quanto versione più aperta e permissiva della sua “sorella maggiore”, poteva essere più appetibile, “ma conteneva ancora troppi dei tranelli della GPL”; la BSD pur nella sua semplicità ed elasticità, fu però giudicata insufficiente allo sviluppo del progetto. Non c’erano dubbi: era giunto il momento di stilare una nuova apposita licenza, che, a detta dei loro promotori, si sarebbe posta come un primo tentativo di compromesso fra i criteri giuridico-ideologici del software libero tradizionale e lo sviluppo a livello aziendale di software a sorgente aperto. Nacque così la Netscape Public License (NPL), il cui testo venne diffuso a titolo informativo in un newsgroup telematico per testare il livello di gradimento da parte degli utenti: era il 5 marzo 1998. Da subito il feedback ricevuto da tutta la comunità Opensource si rivelò estremamente critico: la licenza infatti, con una certa contraddittorietà, riservava alcuni privilegi al detentore originario dei diritti nella distribuzione del codice sorgente; essa dava a Netscape il privilegio di porre sotto un’altra licenza le modifiche fatte al suo software, perciò l’azienda poteva tenere come private quelle modifiche, approfittarne per migliorare il software e rifiutarsi di ridistribuire il risultato; per di più veniva riservata a Netscape anche la possibilità di redigere versioni aggiornate della NPL, alla stregua di quanto faceva la FSF con la GPL (con la differenza che la FSF era un’organizzazione no-profit e non un’impresa con interessi economici).

Preso atto di questa “falsa partenza” da archiviare, i coordinatori del progetto però riconfermarono strenuamente e prontamente la loro vocazione per l’Opensource e nell’arco di due settimane seppero rivisitare la loro impostazione. Il 21 marzo infatti venne diffusa una nuova licenza, libera da quei privilegi che avevano generato tante critiche: la Mozilla Public License (MPL), che prese il suo nome stravagante da un nomignolo usato scherzosamente dagli sviluppatori della Netscape; essa era stata predisposta per operare “all’interno della NPL” ed era identica a quest’ultima tranne che nella mancanza dei privilegi. Il codice di Navigator fu dunque pubblicato per la prima volta il 31 marzo 1998 sotto licenza NPL;il codice da qui derivato poteva invece essere sotto MPL (o sotto ogni altra licenza compatibile) e quindi poteva essere inserito (in grado variabile) all’interno di un pacchetto di software commerciale. In questo modo il Progetto Mozilla riusciva finalmente ad assecondare il duplice intento di diffusione a sorgente aperto e di proficua strategia aziendale. Ancora Behlendorf ci fa perspicacemente notare una particolarità di tipo giuridico nella nuova licenza: infatti, in essa più che in altre licenze anteriori, sono presenti alcune rilevanti clausole (precisamente nella ‘Sezione 2’) mirate a tutelare gli sviluppatori del progetto Mozilla dalla malafede di coloro che avrebbero potuto approfittare della elasticità della licenza, inserendo tacitamente parti di codice coperte da brevetto, per poi rivendicarne per vie legali il pagamento. “La licenza […] prescrive che l'azienda o l’individuo che contribuisca con codice al progetto rinunci ad ogni possibile pretesa a diritti di brevetto a cui il codice potrebbe dare adito.” La licenza Mozilla, tuttora usata per i browser Netscape, resta incompatibile con la GPL - per i motivi già esposti a proposito della NPL - ma può essere finalmente qualificata come licenza Opensource, nel senso in cui tale concetto proprio in quegli anni andava delineandosi.




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