Abbiamo già visto con quale facilità e rapidità l’informatica, da elitaria
scienza al servizio del progresso, si sia trasformata in un grande business al quale appunto l’imprenditoria
statunitense (prima, e poi anche mondiale) non abbia saputo rinunciare. Gli investimenti sono massicci e il
margine di profitto può solo aumentare vertiginosamente con gli anni; perciò le imprese che si affacciano su
questo mercato diventano istintivamente gelose dei propri sforzi e ricorrono sempre più spesso alle tutele che
il diritto industriale(copyright e brevetti) prevede. E ciò è ben possibile che avvenga senza che
nessuno degli utenti comuni (quelli a cui quel mercato si rivolge) gridi allo scandalo per il soffocamento dei
canoni di libertà e condivisione che aveva caratterizzato per gli scorsi decenni l’evoluzione del software. Nel
pieno del boom degli anni 80, nessuno degli acquirenti dei primi PC si preoccupa di quanto lavoro di
progettazione collettiva nel corso dei decenni precedenti ci sia dietro il giochino e le applicazioni che
maggiormente adopera.
Si verifica, com’è prevedibile, un progressivo sovvertimento di quanto ereditato dalla tradizione hacker: quantità invece di qualità, controllo invece di libertà, profitto invece di personale dedizione, divisione invece di cooperazione,segretezza invece di condivisione. Nasce quindi da una costola della figura dell’hacker autentico la figura del programmatore professionista il quale svolge le stesse funzioni tipiche dei suoi predecessori, ma essendo inquadrato nella gerarchia aziendale e non essendo più unico padrone delle proprie creazioni informatiche. Come la Ragusa sottolinea giustamente “La speranza che con la diffusione dei computer si sarebbe anche diffuso il sogno hacker,si rivelò pura utopia […]”
Open Source e opere non software:
Si verifica, com’è prevedibile, un progressivo sovvertimento di quanto ereditato dalla tradizione hacker: quantità invece di qualità, controllo invece di libertà, profitto invece di personale dedizione, divisione invece di cooperazione,segretezza invece di condivisione. Nasce quindi da una costola della figura dell’hacker autentico la figura del programmatore professionista il quale svolge le stesse funzioni tipiche dei suoi predecessori, ma essendo inquadrato nella gerarchia aziendale e non essendo più unico padrone delle proprie creazioni informatiche. Come la Ragusa sottolinea giustamente “La speranza che con la diffusione dei computer si sarebbe anche diffuso il sogno hacker,si rivelò pura utopia […]”
Open Source e opere non software:
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